Michele Baron è un fotografo italiano che da anni vive a Londra, documentando la scena dei club queer delle capitali europee.
Berlino, Parigi e Londra sono le città principali dove Michele Baron scatta attraverso la sua macchina fotografica scene di puro divertimento dei club più interessanti della comunità queer. Scatti liberi e spontanei, soggetti diversi, nulla di preparato e studiato e ciò che Michele attraverso la sua fotografia manifesta. Foto divertenti, intime e provocanti sono il risultato del suo lavoro che manifestano la libertà di essere se stessi in modo spensierato e a ritmo di musica.
Chi è Michele?
Sono un fotografo, nato a Padova cresciuto artisticamente a Venezia, e ora vivo a Londra da cinque anni.
Quando hai iniziato a scattare le tue prime fotografie?
Ho iniziato a scattare con la mia prima 35 mm quando ero uno studente, per immortalare momenti quotidiani e divertenti con amici un po’ per gioco un po’ per mantenere vividi certi ricordi.
Com’è avvenuta la scelta di documentare la vita notturna queer?
Venendo da una città piccola e provinciale la vita notturna queer era quasi inesistente, mancavano i luoghi di aggregazione per questo tipo di comunità e mi sono sempre sentito un po’ fuori posto.
Ho avuto il mio primo incontro con il mondo queer in un viaggio a Berlino, mi innamorai della città, dello spirito e della filosofia di vita delle persone che incontrai.
Mi piacevano tantissimo i personaggi degli scatti di Nan Goldin e Larry Clark per citarne alcuni, e in quel viaggio finalmente mi resi conto che questo tipo di persone e soggetti esistevano.
C’è differenza tra la movida queer di Londra, Parigi e Berlino? Se si quale? O cosa le accomuna?
Ci sono piccole differenze culturali e fisiche, quello che penso le accomuni è il senso di ribellione e libertà.
C’è un evento che hai immortalato attraverso le tue foto che ti ha colpito maggiormente?
Ce ne sono davvero tanti, ogni scatto porta dentro e dietro di sé tantissimi ricordi e storie che mi riesce difficile scegliere.
Che scene ti suscitano più eccitazione e divertimento nel fotografarle?
Le scene di clubbing mi divertono molto, vedere un soggetto libero e fotografarlo nel suo habitat senza preparazione e in modo naturale.
Mi piacciono molto anche momenti più intimi dove mi sento quasi un tutt’uno con la persona.
Hai mai scatto in Italia? Ti piacerebbe?
Non l ho mai fatto in situazioni di clubbing, ma è sicuramente una cosa che mi piacerebbe molto esplorare, sono passati tantissimi anni da quando sono stato in un club in Italia che non saprei nemmeno dove andare.
Pensi che dopo questa pandemia riusciremo a tornare come prima a divertici nei club?
Spero di si, da un lato penso che le persone non vedano l’ora di poter tornare a ballare e divertirsi, dall’altro penso che tutta questa attesa porti con se anche un po’ di ansia e premura, vedremo che succederà e quando.
Tre aggettivi che ti descrivono?
Non sono per niente bravo nel descrivermi, posso però descrivere il mio lavoro che potrebbe essere anche un riflesso della mia persona: crudo, intimo e voyeuristico.